Il Rompiscatole di Giampaolo Pansa recensione del libro

Pubblicato il da Mara Mencarelli

Recensire questo libro non è affatto semplice considerando che l'autore è un personaggio di spicco del giornalismo Italiano ed ha pubblicato numerosi saggi  e romanzi, circa una sessantina di libri. Tra essi la grande bugia, i gendarmi della memoria, i tre inverni della paura, il revisionisti, cari estinti etc. 

Nasce a Monferrato nel 1935 figlio di una modellista determinata che riuscirà ad aprire un'attività in proprio.  Giampaolo Pansa  ama la scrittura sin da giovane ed approccerà a questo mondo quasi per caso, grazie al regalo da parte di suo padre Ernesto, di una macchina per scrivere, una vecchia Underwood di seconda mano. Amplierà questa passione con forte interesse e determinazione. 
Il libro "Il Rompiscatole" è  autobiografico e racconta l'Italia del dopoguerra in tutte le sue sfaccettature, politiche, socio culturali e in parte anche sessuali. Indubbiamente sarà proprio la sua laurea in scienze politiche e la sua tesi sulla guerra partigiana a cambiare le sorti delle vita di Giampaolo e a tracciare le basi della sua professione. 

Come l'autore stesso afferma, il giornalista non proviene da una famiglia di intellettuali, il padre operaio del telegrafo, il nonno Giovanni Eusebio un bracciante "strampelato", come lo definisce lui stesso, marito della nonna Caterina rimasta vedeva giovane con sei figli  da crescere.

"Ho compiuto da poco 80 anni ed ho penato di potermi permettere un'autobiografia...qui troverete ben poco della mia vita privata... la mai autobiografia è soprattutto professionale..."

Il Rompiscatole di Giampaolo Pansa recensione del libro

Il Rompiscatole di Giampaolo Pansa recensione del libro

Il Rompiscatole di Giampaolo Pansa recensione del libro

Nel libro "il rompiscatole" Giampaolo Pansa racconta la sua adolescenza, la sua crescita, la sua visione del mondo e delle donne. Narra il susseguirsi di imprese i suoi impieghi che lo vedono collaborare con diverse testate giornalistiche.

L'autore ci offre uno squarcio aperto verso un mondo che, pur appartenendo ad un passato lontano  influisce tutt'ora sul presente politico e sociale del paese. Un punto di vista non sempre apolitico ma coerente, descrive un Italia che si modifica, un italia vista e raccontata da un ragazzo del '35, come egli stesso dice... narra i colpi inferti della guerra, la miseria, fino ad arrivare, in tempi più recenti, al terrorismo e dagli intrallazzi politici. Senza parafrasare lo scrittore racconta, con schiettezza, descrive, narra e giudica, si rende partecipe della storia e talvolta invece, si erge spettatore attento per raccontare la storia di un paese.

Sullo sfondo c'è un Italia intera ma minuziosamente descritta specie nelle storie della zona del Piemonte all'indomani del 25 Aprile. La prima parte del libro risulta proprio improntata in questa narrazione mentre, la seconda parte, Pansa racconta la sua carriera professionale che lo vedo collaborare con importanti periodici nazionali come la Stampa, dove ha inizio il suo lavoro di giornalista, Libero, il Corriere, La Repubblica.

Un occasione dunque per conoscere il suo pensiero, i suoi amici ed i suoi nemici. Si sofferma a parlare di De Benedetti, tessendone le lodi come editore. una nota amara emerge verso la fine del libro per le critiche che il giornalista si è sentito rivolgere, nel corso degli anni, dalla sinistra e dal mondo accademico. Altro rimpianto che emerge nostalgico verso la fine della lettura, è quello di non essere riuscito a conciliare come avrebbe voluto, il suo lavoro e la sua famiglia. Un libro che si legge con tranquillità e che riesce a coinvolgere piacevolmente il lettore. 

Edito dalla Rizzoli Febbraio 2016